La dura lezione del Covid
Cosa abbiamo imparato dagli ultimi avvenimenti?
Al termine di questa -breve- stagione l’unica sicurezza è che la ricorderemo per molto.
Solo pochi mesi fa, all’inizio del lockdown, ci siamo scontrati con la fragilità del sistema turismo: nessuno avrebbe mai immaginato che destinazioni normalmente affollate da cittadini d’oltreoceano (con una booking window di 6 mesi o più) avrebbero faticato a vendere “sotto data” nonostante prezzi ridimensionati.
In molte località famose si è resa necessaria una sorta di conversione: erano anni che il turismo di prossimità non costituiva nemmeno un’ipotesi contemplabile.
Eppure anche questo è servito ad imparare che dipendere in maniera eccessiva da un solo mercato può essere pericoloso e che il turismo di “prossimità” non è necessariamente qualcosa di poco auspicabile.
Non solo solito giudicare il lavoro altrui ma in questa circostanza non resisto: fa tenerezza leggere molti esperti di blasonate società che si occupano di revenue sbandierare successi ottenuti nell’estate “covid”: se ciò dovesse essere una strategia di acquisizione clienti mi permetto di consigliare qualche alternativa. Almeno siate intellettualmente onesti evitando di attribuirvi immeritati successi professionali.
E’ ovvio che le destinazioni che già vivevano di turismo di prossimità abbiano in molti casi avuto un incremento: l’equazione è facilmente risolvibile pensando al fatto che molti italiani hanno coscienziosamente limitato gli spostamenti o sono stati impossibilitati a raggiungere paesi esteri.
Passiamo ora alla domanda del momento: cosa succederà l’anno prossimo?
Certo, sparare una previsione ci regalerebbe un buon margine di successo e l’anno prossimo potremmo auto-proclamarci dei Guru visionari e andare sui vari forum di settore a pavoneggiarci delle nostre capacità.
Ma noi, nell’esercitare il nostro lavoro di analisi, ci sforziamo di seguire gli avvenimenti ed interpretare i segnali che essi offrono, senza buttare a caso.
Ora, che i maggiori portali di vendite on line stiano procedendo a tagli di uffici e personale è cosa ormai nota. Basta pensare alla Holding di Booking.com: nel secondo trimestre ha registrato una perdita di 376 milioni di dollari e il conseguente licenziamento di circa 4000 dipendenti in tutto il mondo. Lo stesso vale per Expedia che, nello stesso periodo, ha totalizzato perdite per 577 milioni di dollari e dismesso, già nello scorso febbraio, circa il 12% dei suoi dipendenti.
Ma la domanda è come sia possibile per giganti che macinano utili mostruosi da tempo andare in difficoltà per un solo anno di perdite.
La risposta non può che essere questa: i loro analisti non prevedono un ritorno alla (loro) normalità imminente. E trovarsi sovra-dimensionati per altri anni allora si che costituirebbe un’emergenza finanziaria.
Molto interessanti trovo alcuni articoli di miei colleghi (questa volta stimati) che, già all’inizio dell’epidemia, ipotizzavano in maniera logica un cambiamento delle abitudini di prenotazione dei potenziali ospiti.
Prendiamo sempre il nostro mercato interno come esempio.
Nella maggior parte dei casi quella che è aumentata in maniera apprezzabile è la percentuale di disintermediazione ed, anche in questo caso, le ragioni sono di tutt'altro che dubbia interpretazione.
Il nostro connazionale non ama prenotare con alcuni portali che normalmente sono appannaggio dei cittadini d’oltreoceano e, sebbene questa circostanza abbia portato ad un relativo rafforzamento di player solitamente forti nel mercato domestico, i nostri potenziali ospiti hanno iniziato a comprendere che a volte chiamare l’hotel e chiedere una quotazione può essere più conveniente che acquistarla da “terzi”.
In pochi mesi tutto è cambiato.
Non sono solo gli storici su cui ci basavamo ad aver perso ogni valore: anche le consuete strategie, al pari di molti modelli utilizzati, in questo momento sono da riscrivere.
Comunicazione, flessibilità e grande capacità di adattamento: punterei su questo.
Non disperdiamo quanto di buono abbiamo potuto imparare da quest’esperienza negativa e, per il prossimo futuro, cerchiamo di essere più attenti che mai nel cogliere i segnali premonitori.
Tutto il resto sono chiacchiere probabilistiche.
francesco d’acunto